mercoledì 31 dicembre 2008

TIRIAMO LE SOMME...


Bene, anche quest'anno il 31 dicembre diviene momento di meditazione, nel riconsiderare cosa di buono si sia costruito e cosa di meglio si poteva fare... Mi volto indietro e vedo il primo gennaio, un po' triste direi, pieno di malinconia.. festeggiato con gente estranea (a parte Debora, che ovviamente è stata un costante di qest'anno, ma oggi ha la febbre...sigh).
I primi di gennaio dello scorso anno, tuttavia, ho ricevuto il commento di Voxdei a un mio post e da lì è cominciata la nostra preziosa amicizia..
L'unico viaggio all'estero l'ho fatto a dicembre,ad Alicante (Spagna), a cavallo tra febbraio e marzo, inseguendo l'amore...
È stato un anno davvero proficuo per lo studio (ho finito tutti gli esami della mia laurea specilistica), ma non sono riuscita a laurearmi a dicembre (ahimé) perché a detta del mio professore la mia tesi non era matura, e come dargli torto??? (Se qualcuno volesse aiutarmi la mai tesi è su Stefano Rodotà...ehehehehe)
Quest'anno AEGEE LECCE si è ridestata dal torpore dell'anno precedente... Siamo tornati a essere una famigliola di nuovo...
La primavera mi ha portato i miei due viaggetti a Torino (splendida città, preziosi abitanti); l'estate mi ha portato Raquel, mi hermanita, una persona meravigliosa che seppur lontana sento estremamente vicina. La vita a Lecce è stata tranqilla, ho respirato un ottimo clima familiare con le mie coinquiline: casa "Luceri" è più unita che mai (peccato che oggi sia l'ultimo giorno in cui ho casa!!!).
Mi mancherà Lecce nel 2009, le mie famigliole leccesi, Raquel, Cielito e il team AEGEE, Romeo...oh Romeo, Romeo, quanti bei momenti mi hai donato,che splendido mix di allegria e complicità siamo!!!...Mi mancheranno le matte risate e la comprensione al volo con Ila, i battibecchi e la confidenza con Alessandra, le telefonate di quell' Omone speciale disperso nel nord Italia...
Di cose brutte non ce ne sono tante, e seppur vi fossero state le ho rimosse, un pensiero dolce vola al mio cane Tommy; se potessi cancellerei solo il dolore della mia amica Cristina che ha perso il figlio...
Per il resto come al solito è tutta esperienza... e la vita non è bella senza quel tocco di...brio donatoci dalla grande incognita del futuro.
Quest'anno nuovo per me partirà con un po' d'ansia pre-partenza e con l' esperienza di una nuova città quale Lisbona...con l'ansia della mia tesi, lasciata un attimo in cantiere (mi auguro che aprile sia il mese giusto per la fine dei miei studi!!!)...spero di scrivere tanto (ora scrivo per un nuovo giornale on-line) e di iniziare a delinaeare il mio futuro (magari un bel lavoretto)...
Il resto sia come deve andare e che Dio guidi la mia vita e le mie scelte...
A voi tutti auguro davvero tanta serenità, e che la vita vi formi e vi forgi...Non confidate solo in voi stessi, ma ogni tanto alzate la testa per aria e fate una bella preghiera..
L'augurio più bello che posso farvi: CHE LA VOSTRA VITA SIA PIENA DI SOGNI! Credo che una vita bella non sia dettata dal raggiungimento dei sogni, ma dai sogni stessi, da quell'ardore che vi riempie l'anima...

A te... AMORE, GLORIA ED ALTRE CAZZATE


La mia dedica è per questa penna, questo blog che ho seguito per tutto il 2008 e che oggi fa il compleanno... Auguri VOXDEI per il TUO BLOG... Grazie per aver colorato i miei giorni con la tua scrittura...brindiamo alla nostra conoscenza allora... e che questo 2009 continui a donarci ispirazione e tanta scrittura... Un abbraccio immenso a te, costante e dolce presenza...

martedì 30 dicembre 2008

Anche a Lecce appoggiamo SAVIANO!!!


(Foto di Paolo Margari)

SCRIVE IL VIOLINO...


(Foto di Romeo Delvecchio)

I titoli sono di due brani dell'ultimo lavoro di Francesco Del Prete, Corpi D'Arco.
Il resto me lo ha sussurrato la musica.

ARPEGGIO DI LUNE

-Dammi un figlio-
apostrofò sussurrando
specchiandosi in quel lago
di notte vestito.
Si lasciò cadere una lacrima
di lutto saziata
in una vibrante attesa
di una vita disfatta.
La sua voce,
dov'era?
-Dammi un figlio-
e soffocò la sua veste.

DI LEI

Il sipario rosso cadde
e rimase nuda
immobile
tradita nell'anima
da un morso di vita
cicatrizzatole addosso.
Bianca pelle
versata
distrattamente
su coperte d'ardore.
E mentre attorno
tutto sfumava
il ticchettio cadenzato
piangeva sé stesso
di attimi rubati
e infranti
e mai più trovati.

domenica 28 dicembre 2008

IL MIO CUORE VAGABONDO...



Il mio cuore vagabondo non si stanca
di avere la speranza
di essere un giorno tutto quello che vuole

Il mio cuore da bambino
non è solo un ricordo
di un volto felice di donna
che passò per il mio sogno senza dire addio
e fece degli occhi miei un pianto infinito

Il mio cuore vagabondo
vuole custodire il mondo in me

venerdì 26 dicembre 2008

Assenza di scrittura

Un po' mi manca scrivere su questo blog...Eppure non so è come se le parole morissero nel momento stesso in cui mi accingo a metterle per iscritto. Sto vivendo, si, e so che è un periodo e che prima o poi tornerò su queste pagine...Forse quando questo pensiero diventerà nuovamente ambulante..Mi preparo per il mio nuovo viaggio, un po' più lungo qesta volta: da gennaio mi trasferisco a Lisbona per tre mesi...e po da lì forse, avrò di nuovo da raccontare...Nel frattempo..buone feste a tutti...e continuate a scrivere voi..il piacere della lettura non mi manca...

venerdì 21 novembre 2008

lunedì 10 novembre 2008

Lavo via l'acre puzza che respiro intorno.
L'amarezza è un sorso di traverso che mi toglie respiro.
Ancora schiaffi
e cado in un forzato oblio.
Parli di un passato
gettandomi in un baratro
e dici che tremi...
Anch'io, come te..
Di nuovo in due,
a sentire le stesse cose,
a respirare mondi paralleli che ci uniscono.
Ci perdiamo
e mentre le nostre mani scivolano via
forse ci ritroviamo più vicini che mai.

mercoledì 5 novembre 2008

ATTACCHI DI PANICO



Cos'ho che non va? Mi si annebbia la vista, la percezione si fa labile, il formicolio mi prende il braccio, gli occhi, mi tremano persino le labbra. Chiazze nere ovunque, la mia mano sinistra è come anestetizzata.Mi sento esplodere. Mi pulsa la testa. La radice del mio occhio tira: è come se qualcuno volesse cavarmelo dall'orbita. La tempia scandisce il ritmo. Mi fa male la mascella, i denti; ho l'emicrania. Il dolore è costante, acuto, lo localizzo sul collo: è la cervicale. Mi sento bloccata, vorrei piangere. Mi è successo altre volte, se piango tutto si allevia. Sono abituata a questo: arti che si addormentano, tremolio costante, peso al cuore...e via al pronto soccorso..Per cosa poi? per la solita identica risposta: "Signorina ha un attacco di panico!". Ho imparato così l'autocontrollo: mi sento tremare e cerco di rilassarmi, di frenare le mie paure; la consapevolezza del proprio sé è importante, così come abituarsi alle reazioni del proprio corpo. Ma alle macchie nere stento ad abituarmi, mi innervosisce tremendamente non vedere..e mi ritrovo bloccata, a letto, con le mie amiche attorno e la mia rinata voglia di recarmi al pronto soccorso. Era da tanto che non mi venivano così, maledetti attacchi di panico, e ora mi stendo, secchio affianco per tenere a bada il mio senso di vomito. Un mio amico mi accarezza la testa e mi dice: "Devi fare selezione all'ingresso, devi essere una specie di PR", e ride, "Devi scegliere le cose da tenere in testa e quelle da scartare, che non ti fa bene tenere tutto dentro". Rido anch'io. Sono così incasinata dentro da riuscire a mandare in tilt il mio corpo: mi innervosisco, contraggo i mscoli dell'addome e del collo e mi irrigidisco.E così capita che sto bene, sono in giro, scherzo, gioco, e all'improvviso il mio corpo mi dice: BASTA! Certo un po' di disciplina ci vuole,"una buona selezione all'ingresso", dice bene Fernando...E penso: "L'importante è conoscersi interiormente", bevo una camomilla e mi sciolgo in un pianto liberatorio.

lunedì 3 novembre 2008

Di Alda Merini



Piange la follia nel mio letto
assurda memoria di altri momenti.
In me tutti amano la follia
e io la venero,
straordinario balcone di canto
ma nessuno ama la donna
che si brucia allo specchio.
Nessuno sa che cosa sia il piacere
di reggere il lume della pazienza
attraverso strade infeconde
liberando momenti di solitudine.
Paiono orrende torture
ma intanto mangi e bevi e vai avanti
dopo aver conosciuto l'embrione
che ti ha dimenticato

domenica 26 ottobre 2008

UNA NINNA NANNA PER I VIAGGIATORI



"Un giorno, guidati da stelle sicure, ci ritroveremo in qualche angolo di mondo lontano, nei bassifondi tra i musicisti e gli sbandati, o sui sentieri dove corrono le fate..."

Riprenderò il mio zaino, presto o tardi...

QOELET (ECCLESIASTE), capitolo 3

1 Per ogni cosa c`è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C`è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

venerdì 24 ottobre 2008

A TE, RAQUEL


Penso che questa volta la distanza non mi toccherà, sono forgiata dentro. Troppi addii, ripetizioni di sequenze, patimenti d'anima. "Tutto ha la sua fine", e rivedo i miei amici che prendono il treno, sento le canzoni cantate in aereoporto stretta in un abbraccio, con il cuore che si prepara a morire ogni giorno di più.Sono abituata.
...La verità è che non ci si abitua mai...
Ora l'ennesima partenza: Raquel, mi hermanita española, con cui ho condiviso quattro mesi stupendi e intensi della mia vita.
Me duele el corazón chiquilla. Nuestro piso no es lo mismo sin ti...Te echo de menos...
Vago in casa e sento il vuoto attorno. Sono entrata nella tua stanza e le mura ormai spoglie si sono colorate dei tuoi ricordi; mi sono seduta sul tuo letto come ogni giorno per confidarti i miei pensieri.
Metterò le tue lenzuola rosa al letto...così preserverò quel luogo tutto tuo e di Marco e ricorderò anche le sere in cui mi infilavo nel tuo letto e ridevamo o parlavamo tanto, o ancora quella sera in cui abbiamo visto il film insieme a Romeo e sentivamo che ci sono momenti che non tornano più... Quel rosa che "ti piace come arredamento ma assolutamente no per gli abiti"...
Sorrido pensando a te, mi hermanita, ahora eres un presente lleno de recuerdos...
Te quiero...

mercoledì 15 ottobre 2008

AI SOGNATORI

Siamo visionari. Questa la nostra essenza, il nostro amore, il nostro castigo...sospesi su di un sogno, con la testa verso il cielo e il piede che cammina solo..

TRISTEZZA PER FAVORE VAI VIA

martedì 7 ottobre 2008

OSTUNI



La città bianca...

domenica 5 ottobre 2008

IL PICCOLO CARRO


Mi sveglio con l'ansia, da tempo ormai...Ma forse andrà meglio, mi dico. Stanotte mi sono svegliata, e in cucina c'era il gatto che miagolava. Aveva fame,era rimasto senza cibo. Gli ho versato i croccantini nella scodella, in balcone. D'improvviso sono stata rapita dal cielo. Il Piccolo Carro splendeva, le stelle erano di una luminosità che da tempo non scorgevo. Proprio in quel momento ho visto una stella cadente. Ho pensato fosse un segno per me e ho fatto una preghiera.

venerdì 3 ottobre 2008

C’è ancora quell’invisibile filo di parole a unirci. Le prime vere parole, proferite per intimità, comprensione, complicità, animatesi da dentro, divampate nell’animo, di un’eco infinitamente dolce. E poi, d’improvviso, un voltarsi rapidi indietro e cominciare l’evento lieto e terrificante dei ricordi, che si spingono audaci nel barlume della non vita. Attendevo l’epilogo che è giunto imperioso, senza pudore, a strapparci quella fantasia costruita nel rumore del quotidiano, uno scontato epilogo fatto di rabbia, paura, insicurezza, dolore, stanchezza. Abbiamo lasciato che i sogni divenissero più reali del reale, uno scarto esistenziale nel quale non troviamo posto; abbiamo preteso che uno stralcio di giorno ci appartenesse, che mille giorni fossero nostri, che le parole fossero vere, vive, dipinti in un nulla asfissiante. Ci siamo appartenuti, e poi la follia. Ci ha investiti, illusi, infimi esseri, che strattonano pezzi di vita dalla veste lacera e impudica della realtà. Ci siamo spinti oltre la soglia, quel limite imposto per non cadere. Siamo caduti. Soffochiamo nella claustrofobia di un pozzo stretto e privo di luce. Quel filo ribelle ci sta strozzando, rendendoci solo parvenze di una totalità che non possiamo avere. È ora di destarsi, forse. È un grido sordo questo lamento che ci trasciniamo, questo bisogno d’amore che non ha volto, inespresso nella potenza di immensità. Abbiamo perso respiri, dimentichi della nostra stessa ragione d’essere. Annaspiamo. Una prima lesione. E dopo un’altra. Finché non giunge lo strappo,violento. E dimentichiamo lentamente chi eravamo, i nostri sorrisi, i nostri pianti, i nostri giochi, i nostri segreti, la nostra dolcezza, i nostri nasi, le nostre labbra, i nostri occhi…

lunedì 22 settembre 2008

FOGLIE D'AUTUNNO



Velati di nebbia gli occhi
niente all'orizzonte guardano
persi nel nulla dell'esistenza.

La beffa della sorte troneggia
e beffarda volge lo sguardo
sulle ormai impotenti membra.

Sono foglie d'autunno
che volano nel cielo
strappate via da un vento freddo.

sabato 20 settembre 2008

ITALIA XENOFOBA MI FAI SCHIFO!!!


Questa volta è toccato a sette ragazzi africani: sparati tutti. Esito: sei morti e un ferito. Erano spacciatori, dicono, forse uno o due, gli altri si trovavano lì e ci sono capitati lo stesso. Neri di merda, avran pensato, e li hanno ammazzati. Mafia, schifosa mafia...ma qui il problema è più ampio e preoccupante: si tratta di discriminare, si diffonde una nuova e retrograda cultura, che vede gli extracomunitari come il rifuito della nostra nazione. Di questo nuovo sentire non è forse il Governo l'artefice con le sue nuove idee normative a riguardo? Questo governo tanto "diplomatico", aperto ai dibattiti, così fautore dell'Unione Europea, così amico degli Stati Uniti, così emancipato. Ah Italia, Italia...Bella terra di umanesimo e rinascimento, della cultura e delle arti...Che fine stai andando a fare, cara Italia? Italia fascista...
Mi fa schifo, oggi, essere italiana. Vorrei dipingere il mio volto di nero e protestare con le centinaia di immigrati che hanno gridato la loro rabbia per le vittime di Castelvolturno. Vorrei sputarti Italia, oggi.
Perchè regrediamo?? È ignoranza questa.
Chiedo scusa davvero a tutti i non-italiani per questi atti vergognosi.

giovedì 28 agosto 2008

Summer 2008, "On the Tarantula route" AEGEE LECCE



Un grazie a tutte le persone che mi hanno emozionato...
Ho la Via Lattea segnata sul corpo
sapore di rucola intorno
e sagome familiari
scandiscono il ritmo del cielo.

Sorrido
fondendomi alla notte che scende
l'ombra mi è amica
raccolgo ciottoli di vite sparse.

Siamo in viaggio
iperurani di segreti intessuti
e respiri animati
avidi ancora di strade acerbe.

lunedì 18 agosto 2008

Pochi passi per volta e si risale...
Splendidi, intensi giorni...
Veleggi nella mia anima.

martedì 5 agosto 2008

LA MIA VITA TENDE ALL'ENTROPIA IN MISURA PIU' CHE PROPORZIONALE

Mi sento impazzire. Ho bisogno d'ordine. Tengo que solucionar algo...

venerdì 18 luglio 2008

LA PRIMA ALBA


Immagino Dio come un pittore che ogni giorno si siede sul proprio sgabello e si interroga: "Come sarà oggi il cielo?". Intinge il pennello in enormi scatole di vernice: rosso, giallo, bianco...Comincia con le prime pennellate, distese, ampie. E' chiaro: non può che usare un pennello piatto; la sua mano è ferma, precisa. Poi inizia con i capolavori delle sfumature: qui userà una punta tonda. Ecco che il rosso si fa più trasparente, lasciando spazio allo sfondo blu. Ci sono venature bianche. A tratti è più visibile il giallo, antefatto di un sole che fa capolino dal nulla. E allora la pittura diventa maestria: in basso un sottile strato blu, poi rosso, ancor più su arancione, fino al giallo intenso. Per non parlare delle nuvole, dalle forme più strane, di quel bianco sfumato, che va mescolandosi con i colori del cielo. Tutto intorno azzurro. E' giorno, comincia a delinearsi all'orizzonte una rossa sfera infuocata. Meraviglioso sole che sembra sbucare dalle viscere della terra, lava allo stato puro, concentrazione di materia densa, incandescente. Il tempo passa e il sole impallidisce un po': da rosso si trasforma in giallo quasi bianco, è luce allo stato puro. L'arte a questo punto rasenta la magia, diventa miracolo. Dio soffia il proprio Spirito vitale sul dipinto, su quella sfera magica. Ecco che la luce è così intensa che i nostri occhi non vi si possono soffermare. Dio, soddisfatto, si fa una risata. " Dio invisibile...Ma come fate umani a non capire? Ogni mio dipinto è un auto-ritratto. Nel sole nascondo il mio volto. Se riusciste a guardare il sole poco a poco mi vedreste...Ma non potete, pena la cecità... Ecco perché ho inventato per voi il mistero della fede...Credere senza vedere...Ma è così semplice, figli miei, così semplice..."
Ride ancora, si alza in piedi, prende la sua tela gigante tra le mani, la scruta con aria soddisfatta, e appende il quadro sulla parete della propria dimora. Va via...
Alcune ore dopo le azioni si ripetono.
La tela bianca è pronta, le vernici anche... Questa è la volta del tramonto...

mercoledì 16 luglio 2008



Mi urla dentro la tua assenza, alle prime luci dell'alba di questa meravigliosa città. Si annega il primo sole nel fiume e rimango, come barca lieve, ad ondeggiare... sento la tua forza nella brezza fresca di primo mattino, che si stringe sul mio corpo, appiccicandosi umida sulla mia pelle, infiltrandosi dentro le ossa...fino alle profondità dei miei tessuti, sangue nel sangue, urla di globuli rossi che danzano asimmetrici.
Ti ho respirato.
Amalgama di sensazioni che si trascinavano indistinte, appena sussurrate, polvere da sparo incendiata, subitanea implosione che si espande all'esterno.
Ho un tuo segno sul collo. Scuro, deciso. Come te. Come la tua passione che mi prendeva convulsa, strattonandomi, sigillandomi sulla bocca insaziabili parole, mistica di emozione e follia, stillicidio di desiderio.
Noi. Il tuo profumo. Le tue mani grandi...
Ritorno a casa, lontana da te...
E intanto, si accascia quest'anima confondendosi con la terra brulla, che il fiume, poco a poco, ruba per sé.

sabato 5 luglio 2008

L'AMORE TI FOTTE



"L'AMORE TI FOTTE"
Ho letto questo su un muro, in giro per la mia città.

Rileggo il diario dei miei sedici anni. Ne sono passati dieci.
Ancora la vita non mi aveva macchiata.
Amavo. Il mio primo amore..."Devil", così lo chiamavo.
Belle sensazioni, attempate anch'esse.

Da quanto non mi si stringe il cuore..

lunedì 30 giugno 2008

-Mi dispiace, devo.- E si trascinò lontana da lui, voltandogli le spalle. L’aria era pesante, le ginocchia le tremavano, lo zaino che sosteneva sembrava farla soccombere.

Chi sei tu? Credi che le cose ti spettino per diritto? Pensi che le parole possano placare in eterno il mio animo? Sapessi quante ne ho ascoltate. Un tempo le adoravo, dannate selvagge parole. Mi intrigava il loro effetto sonoro e devastante: un soffio di fiato che diventa azione. Ma sai, adesso sono stanca, di tutto. Giocoleria a parte, un giorno ho rischiato di offrire la mente e il cuore in mano a parole d’azzardo. Ero sull’orlo di un precipizio. E ci sono caduta. Ma sono ancora qui.
E tu mi parli, mi parli, mi parli, mi parli, mi parli…

-Vado-

Non hai nemmeno la forza di fermarmi, troppo impegnativo leggere l’evoluzione dei miei pensieri. Mi chiedi perché. Basta spiegazioni, ti prego. Fermami, fermami, strattona questo mio braccio che scivola via. Mi accusi di essere “nebbia che confonde, triangolo delle bermuda che disorienta”. Ora ti incazzi. Speravo ti incazzassi. Urli. Anche tu hai una vita che ti attende, come me. Cosa ho fatto io? Ti senti accusato. Ti difendi. Hai ragione.

Continuava ad avanzare, mentre lo stomaco le si torceva dentro. Era una scelta forzata, l’unica possibile. Il fiato le si nascondeva tra i polmoni, la fronte corrugata, il formicolio alle mani, la vista annebbiata. I suoi denti lottavano irrequieti, sotto quelle labbra rosse, impassibili.
Il treno era fermo. Un piede dentro, uno fuori, e quell’attimo dimenticò il concetto di tempo. Un’ennesimo slancio e salì. Adesso, da lontano, era davvero nebbia, confusa con il sudiciume di un finestrino dimentico di cure. -Addio L.- sussurrò, quando ormai la sua voce non aveva più voce.

Non mi hai fermato. Gli eventi hanno deciso. Dai che fai? Ora ti fermi a ricordare? Che paradosso che siamo. Che paradosso che sono…”Triangolo delle bermuda”, e mi ritorna alla mente quella notte d’amore. I tuoi baci sul mio seno. Le tue braccia ad avvolgermi. Quel senso di pienezza. Io e te così perfetti insieme. Quella notte senza parole, intrisa dei nostri profumi e scandita dai nostri respiri. Le tue labbra morbide e carnose. Il calore del tuo corpo. Le tue mani. La mia testa sul tuo petto. L’alba che giungeva. Quella casa piccola e così intima. I nostri sogni lievi. Il sorriso impreciso e soddisfatto. La forza. Il mio naso sul tuo naso. I tuoi occhi grandi. L’infinito.

Rilassò i muscoli e lasciò andare il pianto. Un pianto che sciolse il ghiaccio di cui si era forgiata. –Addio L.- ripetè, quasi per convincersene.

sabato 28 giugno 2008

LO STRANIERO di Albert Camus



Ho rifiutato per la terza volta di ricevere il prete. Non ho niente da dirgli, non ho voglia di parlare, e dovrò comunque vederlo presto. Quel che mi interessa in questo momento è soltanto di sfuggire alla meccanica, di sapere se l'inevitabile può avere un via d'uscita. Mi hanno cambiato di cella e da questa, quando sono disteso, vedo il cielo e il cielo soltanto. Passo le mie giornate a guardare nel suo volto il degradare di colori che conduce alla notte. Sdraiato, mi passo le mani dietro la nuca e attendo. Non so quante volte mi sono chiesto se esistono esempi di condannati a morte che siano sfuggiti al meccanismo implacabile, siano scomparsi prima dell'esecuzione, abbiano rotto i cordoni di agenti.
[...]
Quello che contava allora per me era una possibilità di evasione, un salto fuori dal rito implacabile, una folle corsa che offrisse tutte le possibilità della speranza. Naturalmente questa speranza era di essere freddati all'angolo di una strada, in piena corsa, d'un colpo di rivoltella. Ma, tutto ben considerato, nulla mia autorizzava questo lusso, tutto me lo vietava, la meccanica mi riprendeva. Malgrado la mia buona volontà, non potevo accettare questa certezza insolente. Perché insomma c'era una sproporzione ridicola fra il verdetto che l'aveva creata e il suo svolgersi imperturbabile a partire dal momento in cui quel verdetto era stato pronunciato. Il fatto che la sentenza fosse stata letta alle ore venti, piuttosto che alle ore diciassette, il fatto che avrebbe potuto essere completamente diversa, che era stata deliberata da uomini che cambiano di biancheria, che era stata messa a carico di una nozione così imprecisa come il popolo francese (o tedesco, o cinese), tutto questo mi pareva proprio che diminuisse di molto la serietà di una simile decisione.Eppure ero costretto a riconoscere che, dal secondo in cui era stata presa, i suoi effetti diventavano altrettanto seri che la presenza di quel muro contro cui schiacciavo il mio corpo.
[...]
C'erano altre due cose a cui riflettevo sempre: l'alba e la domanda di grazia. Eppure cercavo di ragionare, cercavo di non pensarci più. Mi stendevo, guardavo il cielo, facevo uno sforzo per interessarmene. Il cielo diventava verde, e era la sera. Facevo ancora uno sforzo per deviare il corso dei miei pensieri. Ascoltavo il mio cuore. Non riuscivo a immaginarmi che quel piccolo rumore che mi accompagnava da tanto tempo potesse mai cessare. Io non ho mai avuto immaginazione. E tuttavia cercavo di immaginarmi un determinato secondo il cui battito di questo cuore non si sarebbe più prolungato nel mio cervello. Ma invano. C'era sempre l'alba e la mia domanda di grazia e finvo per dirmi che la cosa più ragionevole era di non farmi violenza. E' all'alba che vengono, lo sapevo. E ho passato le mie notti ad aspettare quell'alba. Non mi è mai piaciuto farmi sorprendere: quando mi succede qualcosa, preferisco essere presente. Così ho finito per non dormire che un poco durante il giorno e, lungo tutte le mie nottate, ho atteso pazientemente che la luce nascesse sul vetro del cielo. Il momento più difficile era quell'ora incerta in cui sapevo che essi operano d'abitudine. Passata la mezzanotte, attendevo e stavo in agguato. Mai il mio orecchio aveva percepito tanti rumori, distinto suoni altrettanto lievi. Devo dire del resto che ho avuto fortuna durante tutto questo periodo perché non ho mai udito dei passi. La mamma diceva che non si è mai completamente infelici. Ero d'accordo con lei nella mia prigione quando il cielo prendeva colore e una nuova giornata scivolava nella mia cella. Perché poteva darsi ugualmente che udissi dei passi e mi scoppiasse il cuore. E invece, per quanto il più lieve fruscio mi facesse balzare alla porta, per quanto, l'orecchia schiacciata contro il legno, attendessi perdutamente fino a udire il mio proprio respiro, spaventato di trovarlo rauco e così simile all'ansimare di un cane, in verità il cuore non mi scoppiava e avevo guadagnato ancora una volta ventiquattr'ore.
Durante tutto il giorno avevo la domanda di grazia. Credo di aver sfruttato il massimo possibile di quest'idea. Calcolavo gli effetti e ottenevo dalle mie riflessioni il miglior rendimento. Partivo sempre dalla supposizione peggiore: la domanda era respinta. "Ebbene allora morrò". Più presto che molti altri, evidentemente. Ma tutti sanno che la vita non val la pena di essere vissuta, e in fondo non ignoravo che importa poco morire a trent'anni oppure a settanta quando si sa bene che in tutti e due i casi altri uomini e donne vivranno e questo per migliaia di anni. Tutto era molto chiaro, insomma: ero sempre io a morire, sia che morissi subito, sia che morissi fra vent'anni. A questo punto quel che mi turbava un po' nel mio ragionamento era il vuoto terribile che sentivo in me al pensiero di vent'anni di vita non ancora vissuta.
Ma non avevo che da soffocarlo immaginando quali sarebbero stati i miei pensieri dopo vent'anni, quando mi sarei dovuto trovare in ogni modo a quel punto. Dal momento che si muore, come e quando non importa, è evidente. Dunque (...) dovevo accettare che quel ricorso fosse respinto.
A questo punto soltanto, avevo per così dire il diritto, mi davo in certo qual modo il permesso di considerare la seconda ipotesi: ero graziato. La difficoltà era che dovevo render meno violento questo slancio del cuore e del corpo che mi pungeva gli occhi di una gioia insensata. Dovevo cercare di calmare quel grido, di ridurlo alla ragione. Dovevo essere ragionevole anche in questa ipotesi, se volevo rendere plausibile la mia rassegnazione nell'altra. Quando vi riuscivo, avevo conquistato un'ora di calma.

lunedì 23 giugno 2008

MI ABBRACCIO DA SOLO E NON PROVO CALORE


Il dipinto e il titolo sono presi dal blog "Lo Zibaldone di Dave". Grazie Dave, mi sembravano appropriati al testo.

Aaaaaaaahhhhhhhhh dannata carenza d'affetto. I tradizionali metodi tipo "mi ingozzo di cioccolata" o "ti prego fammi le coccole" guardando con occhi dolci i propri amici e sbattendo le ciglia a dismisura, ormai non funzionano più. La cioccolata va meglio per l'inverno, l'estate si rischia d'ingrassare troppo (io ahimè non riesco comunque a farne a meno); gli amici, una volta imparata la filastrocca a memoria, ti abbracciano con fare tanto meccanico che forse il proprio cane o gatto riesce meglio scodinzolando o facendo le fusa. E lì quel desiderio di essere abbracciati non si placa, specie in periodo "pre-mestruo", in cui si ha bisogno di zittire gli ormoni ribelli e piangere tutto ciò che va storto (forse un abbraccio potrebbe rendere tutto più sopportabile). Se i propri affetti sono lontani, o nel peggiore dei casi, non ci sono proprio, quello è veramente un dramma. Si dovrebbe gridare al mondo PEACE AND LOVE, che una cultura fondata sull'amore gioverebbe a tutti, e ci regalerebbe voglia di dare e ricevere coccole a dismisura; probabilmente si porterebbe più rispetto per il prossimo, le guerre si decimerebbero , eccetera eccetera..
Invece, l'unica soluzione in questa società corrotta dalle dinamiche di mercato viene dalla tecnologia. E' pronto un nuovo bisogno pre-confezionato, di cui si avvertirà presto la necessità (il nostro cervello ormai anestetizzato non riesce a resistire alla sempre più seducente pubblicità): ecco a voi le Hug Shirt! Si tratta di magliette dotate di sensori della percezione. Basta trovare un altro sfigato come noi che vuole indossarla, e potremo, tramite bluetooth e chiamata con cellulare, sentire il suo abbraccio su di noi. Come funziona? La persona che vuole farmi sentire il proprio abbraccio deve abbracciarsi da sola: i ricettori della sua Hug Shirt, saranno tramessi tramite bluetooth al mio e, di conseguenza, saranno attivati anche i sensori presenti sulla mia maglietta. Se non erro ciò può avvenire anche tramite invio di un sms, ma le dinamiche ancora non mi sono ben chiare..
Che ve ne pare??? Il grande mercato riuscirà a farci sentire meno soli? Il/la nostro/a uomo/donna lontano/a riuscirà a trasmetterci il suo calore?
Ma sbaglio o abbiamo cinque sensi (anche sei)? E l'odore che attiva la nostra mente? E le parole, i sospiri e i respiri di chi ci abbraccia? E la vista di un sorriso che si manifesta e ci apre il cuore? E tutto ciò che può scaturire da un abbraccio?? Lasciamo tutto all'immaginazione...Ma la realtà? Perdiamo importanti elementi della nostra complessità umana: ci basterebbe un surrogato di emozione?
E la carenza d'affetto riusciremmo a colmarla???

...PEACE & LOVE, PEACE & LOVE, PEACE & LOVE...

venerdì 20 giugno 2008

AO MEU AMIGO ALBERTO


Esta cancão é maravilhosa: a cantora portuguesa Dulce Pontes e o cantor italiano Andrea Bocelli

São muitas vezes que volto no teu blog, mas nada. Queria ler-te, mas cada vez a tua última publicação é aquela que tem por título THE END. Penso: Porque? Sabia que gostavas muito de escrever, de falar das tuas emoções, de escolher boa música. O teu blog era uma ilha de memórias, para mim, saber-te perto de mim com as palavras, com os pensamentos. Lembro-me dos dias no jornal a trocar-nos musica desde um compudador até outro, no silêncio daqueles dias frios e daquele quarto da redação.
Então, meu amigo, hoje eu escrevo para ti, em português, por uma promessa que eu fiz-te um dia. E porque gostaria demasiado de voltar a ler-te. Preciso do teu blog, para aprender e para saber que uma distância não é distância com um ponte de palavras. O teu blog, falta me muito.

giovedì 19 giugno 2008

Notte macchiata
dall'asfalto di giorni
troppo lenti.

Vanifico la distanza
da ombre soffuse
che vagheggiano
nella mia noncuranza.

Si desta
una non comprensione
dai sandali consunti.

Mordo la mia pelle
dalla luna riflessa
mentre aspiro
all'ascesi mistica.

giovedì 12 giugno 2008

DON'T CRY



Parlami dolcemente
C’è qualcosa nei tuoi occhi
Non mettere la tua testa nel dolore
E per favore non piangere
So come ti senti dentro
Ci sono passato prima
Qualcosa sta cambiando dentro di te
E tu non capisci

Non piangere stanotte
Ti amo ancora baby
Non piangere stanotte
Non piangere stanotte
C’è un paradiso sopra di te baby
E non piangere stanotte

Fammi un bisbiglio
E fammi un sospiro
Dammi un bacio prima di dirmi arrivederci
Non farla così difficile adesso
E per favore non prenderla così male
Starò ancora pensando a te
E le cose che abbiamo avuto baby

E non piangere stanotte
Non piangere stanotte
Non piangere stanotte
C’è un paradiso sopra di te baby
E non piangere stanotte

E per favore ricorda che non ho mai mentito
E per favore ricorda
Come mi sono sentito dentro, ora tesoro
Devi farlo a modo tuo
Ma starai bene ora dolcezza
Ti sentirai meglio domani
Arriva la luce della mattina adesso baby

E non piangere stanotte
E non piangere stanotte
E non piangere stanotte
C’è un paradiso sopra di te baby
E non piangere
Non piangere mai
Non piangere stanotte
Baby forse un giorno
Non piangere
Non piangere mai
Non piangere stanotte

DOPO AVER PULITO I CESSI DI UN BAR...

UOMINI QUANDO ANDATE IN BAGNO, PENSATE A VOSTRA MADRE O A VOSTRA SORELLA CHE PULISCONO I CESSI,MAGARI OGNI TANTO VI VIENE VOGLIA DI FARE CENTRO.

martedì 10 giugno 2008



Sono nervosa. Mi infastidisce la gente che finge comprensione, monta su un finto sorriso e ti dice NON TI PREOCCUPARE, VA TUTTO BENE, e dentro cova rabbia. Capisco quanto sia sbagliato condividere pensieri, se questi appaiono distorti o come frecce volanti pronte a colpire. Ho una mente deviata, è vero, ma non ti ho chiesto di capirmi... Volevo solo apparire vera, senza veli. Ma sbaglio, cazzo se sbaglio. Dovrei imparare a tapparmi la bocca. Dovrei.

Sono stanca di non vivere quello che dovrei vivere.
Fanculo agli amori lontani...Proprio a tutti...

lunedì 9 giugno 2008

Biagio Antonacci: ALESSANDRA



Avevo bisogno di una carica di volontà... ;)

domenica 8 giugno 2008

RUAH

Vento, vita, Spirito di Dio...
"Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui è alito di vita [ruah hayyim]" (Gen6,17).
"Se nascondi il tuo volto (gli animali) vengono meno, togli loro il respiro [ruah], muoiono e ritornano alla polvere. Mandi il tuo spirito [ruah] e sono creati, e rinnovi la faccia della terra" (Sal 104,29-30).
Ogni vivente, quindi, in quanto tale è sotto l'azione dello Spirito di Dio che produce la vita momento per momento. Ne segue che ruah equivale sì a vita, ma con l'aggiunta di precarietà e di dipendenza. Dio solo possiede la ruah.

Lo Spirito Santo "è Signore e dà la vita".

sabato 7 giugno 2008

venerdì 6 giugno 2008

Ho vissuto un sogno, meraviglioso...
Odio il momento del risveglio.
Mi rimane calore addosso e nostalgia..
Mi sento confusa, ma questa è la realtà.
Voglio addormentarmi di nuovo, e sognare braccia grandi e amore infinito.

sabato 31 maggio 2008

In una notte drogata
Mi sento ovattata
Mi sento ovattata

Di cielo assopita
la pelle vestita
parole squarciate
carni malate

In una notte ovattata
Mi sento drogata
Mi sento drogata

Un sorriso sghignazza
L’anatra sguazza
Il fiume arrossisce
La giraffa perisce

In una notte impacciata
Mi sento sensata
Mi sento sensata

In una notte drogata
Mi sento impacciata
Mi sento impacciata

In una notte sensata
Mi sento ovattata
Mi sento ovattata

giovedì 29 maggio 2008

La verità è che ci sono momenti in cui, all'improvviso, non mi sento bene. Mi sento tremare dentro. E non ci sono spiegazioni. Forse solo la voglia di piangere un po' e lasciar sciogliere tutto ciò che ho dentro e che rimane aggrovigliato nel mio Io più profondo. Chiudo gli occhi e mi rivedo bambina, e ricordo mio padre ad accarezzarmi la testa per calmarmi. Ci riusciva e, spesso, ci riesce ancora. Qualcuno dice che per diventare farfalla bisogna lasciare il proprio bozzolo, avere il coraggio di non essere più una crisalide. Ma ci sono giorni che proprio non ci riesco. E rimango a ricordare, come per trattenere il passato. Dannate notti insonni, e la solita identica paura che mi sta dietro come un lupo alle spalle pronto ad aggredirmi.

AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI



Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
Un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
Un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
Fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
Venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t' ho amato sempre , non t' ho amato mai
amore che vieni , amore che vai
Io t' ho amato sempre , non t' ho amato mai
amore che vieni , amore che vai

Ho atteso, ho desiderato, ti ho immaginato. Ogni volta nella mia mente hai preso vita in un abbraccio, in un colore, in un odore, in un’emozione viva. Mi sono ripromessa di non far dipendere il mio umore da te. C’è la mia vita che passa qui, sotto i miei occhi, per le mie mani. Assaporo sguardi bramosi, ma rimango a rintanarmi in un’immaginazione che ha parvenza di te. Non sono innamorata di te. Eppur ci sei. Dove? Non ti scorgo. Ogni treno potrebbe essere il tuo. Questa volta ho scelto di aspettare. Anche se l’attesa mi svilisce. Sei come una foto che invecchia con il tempo e io come un’anziana signora che guarda l’album della giovinezza. Non voglio svegliarmi così, un giorno, d’improvviso. Ho sempre scelto di divorarla questa vita e queste nuove vesti mi stanno strette. Non so quanto ancora potrò stare al gioco. Le pile si esauriscono. Sei un’illusione che mi carica per poi gettarmi nel fango. Il mio zaino è pronto. Aspetto ancora un po’ prima di imbattermi in altri sentieri.
E spero, ancora…

martedì 27 maggio 2008

ANAGLIFO



Provate a mettere gli occhialini con filtri rosso e ciano. Riuscite a vedere l'immagine tridimensionalmente? Sto realizzando anaglifi per l'esame di Sistema di elaborazione dell'immagine. A quanto pare, forse, ci sono problemi di allineamento verticale (ci capite niente??)..
Questo in pratica...
La parte teorica...uff..io e l'informatica viviamo su pianeti paralleli ma distanti...

domenica 25 maggio 2008

Che ti prende? Ti scorgo inabissata in mondi che ti imprigionano. Ebbene,ti guardo osservarti scrupolosa allo specchio, alienarti in una forma che di te, rende solo la parvenza. Osservo il tuo sorriso. Dicono che hai un bellissimo sorriso. Eppure non ci sei. Mostri, imprimi emozioni e te ne vai. Incurante. Dove nuota l'intima essenza della tua anima? Credevi di essere impassibile qusta volta, ma cara...I giochi alla lunga si amalgamano con il reale, e tu ci stai dentro. Si guardati, circoscritta e impotente. Se apri gli occhi, ancora per istanti puoi scorgere i tuoi ambienti familiari e anonimi insieme, ma non ti soddisfano più. Lungimirante e sempre assetata, cosa vuoi questa volta? O cosa non vuoi? Ti accorgi che si è insinuato qualcosa dentro te, ma non ci puoi arrivare. Si interpongono elementi, si frizionano stridenti sentimenti.

sabato 24 maggio 2008

Criptica realtà,informe surrealtà. Come sempre te ne stai a fissarmi, ridendo. E io ti ignoro, fingo tu non esista, se non nella misura in cui incroci i miei passi. Continui a schiaffeggiarmi, mentre avanzo. Non cadrò ai tuoi ricatti, ti schivo. Violentami pure, come già hai fatto, fino a farmi perdere cognizione di una me andante. Ma vado, vado, certo che vado. Finchè non cadrò in ginocchio piegata dal tuo gioco. E anche allora andrò. Sfiniscimi pure. Sono una serpe al suolo, ora, ma striscio, ancora. Pestami il capo, ma prima sarò io ad infliggerti il mio morso velenoso. E' un compromesso questa strada: tra le tue botte e i miei pianti, il tuo arrestarmi e il mio incedere. Criptica realtà ti raggiro. E se anche avessi solo un ultimo filo di fiato a rempirmi i polmoni, non smetterei di voler vivere. Abbiamo questo fottuto istinto di sopravvivenza, siamo bestie sociali. Ingoio il mio cuore, e lo vomito. Lo trovo sputato sul pavimento e ancora vivo. Non torno indietro. Sei più assurda di quanto pensassi. Mi crogiolo in un non senso. Sei la mia vita da cui fuggo.

venerdì 23 maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

Decantazione avvenuta. Preferivo un miscuglio saporito e vivace.

VERSIONE AL FEMMINILE DI "DENTRO MARILYN"



Scivola questa canzone...E riempie la mia serata isterica..
E MI ACCORGO CHE SO RESPIRARE..
NON C'E' TORTO O RAGIONE. E' IL NATURALE PROCESSO DI ELIMINAZIONE...

lunedì 19 maggio 2008

BASTA CON I DIKTAT BULGARI



« L'uso che Biagi, come si chiama quell'altro...? Santoro, ma l'altro... Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga. »

Vi ricorda niente ciò che accade oggi alle trasmissioni Anno zero e Che tempo che fa?

Gli anni passano, Berlusconi torna al potere, e le cose negative si ripetono...

Correva l'anno 2002, precisamente era il giorno 18 aprile, quando il Cavaliere proferì le parole su trascritte. Ci fu il caso dell'Editto (o diktat) Bulgaro, così definto in riferimento alla dittatura bulgara sotto il regime Sovietico (in quei giorni Berlusconi era a Sofia).
Ottobre 2002: fu presa la decisione di sospendere il programma Sciuscià e di non impiegare Michele Santoro nel palinsesto autunnale, conseguentemente a un procedimento disciplinare interno aperto nei confronti del giornalista per i contenuti di due puntate delle sue trasmissioni.
Dicembre 2002:sospensione del programma Satyricon, condotto da Daniele Luttazzi.
Giugno 2002: Ultima puntata de Il Fatto di Enzo Biagi. Successivamente tale trasmissione televisiva fu cancellata dal palinsesto.
La sera dell'"editto" Biagi, nella sua trasmissione aveva dichiarato: «Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? [...] Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo. Signor presidente, dia disposizioni di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho verso me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri [...]. Sono ancora convinto che perfino in questa azienda (che come giustamente ricorda è di tutti, e quindi vorrà sentire tutte le opinioni) ci sia ancora spazio per la libertà di stampa; sta scritto - dia un'occhiata - nella Costituzione. Lavoro qui in RAI dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto [...]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. »

Nel 2008 Berlusconi, riguardo al caso Biagi ha dichiarato: « Mi sono battuto perché Enzo Biagi non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in Biagi il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato.[18] »

Mi fa ridere tutto questo. Ci risiamo. Rewind. La libertà di stampa sta andando a puttane..E cosa più comica tutto accade con il consenso della popolazione. Ci infarinano il cervello di puttanate varie in tv, e perdiamo di vista i nostri diritti. Allora, in assenza di una pluralità d'informazione e d'opinione, una volta per tutte: boicottiamo la televisione!

...E fu così che le reti pubbliche e private furono cancellate in Italia... E la dittatura ebbe fine...

Bella una fine così romantica per la storia d'Italia.

E se il Cavaliere riuscisse come un hacker, a intrufolarsi nel sistema informatico e controllare tutto??? Che incubo...
I potenti ci governano, e si uniscono. Si innalzano contro di noi, per ammazzare la nostra indipendenza. Ma noi siamo bendati. Forse...
Se la democrazia conduce alla dittatura che fare??? Eliminare la democrazia? Ma come?? E per realizzare cosa??? Per giungere dove???

BARBIE


Vedo Tatami, la trasmissione su Rai 3. Tema della trasmissione: l'estetica.
Parlano di chirurgia plastica in questo momento e mi viene tanta tristezza. Ci sono alcune donne (ragazze) di una stessa famiglia che hanno rifatto tutte il seno. Non mi fa tristezza la loro felicità, il fatto che si siano rifatte, anzi ben venga che si trovi il modo per sentirsi più belle e più in pace con sè stesse. Ciò che mi fa tristezza è la società in cui viviamo.
L'apparire diventa sempre più importante, non siamo che corpi omologati in serie, secondo il target del mercato. Ci vogliono magrissime, ma con il seno gonfio, gli zigomi alti e le labbra incadescenti.
Siamo Barbie collezionabili. Sempre più simili. I sosia si sono triplicati, quintuplicati. Non dovevamo averne 7 persi nel mondo?
Rivedo una sorta di somiglianza tra Chere, Taylor di Beautiful e Ivana Spagna...Mamma che zigomi. Li voglio anch'io che ho la faccia con le guanciotte e da vecchia le avrò cadenti come un bulldog. Ma perfavore. Mi fa schifo tutto questo. Ammazziamo l'estrosità di Dio, il più grande creativo mai esistito. Sono d'accordo con l'avere estrema cura del proprio corpo, è importante per il benessere anche fisico oltre che psichico (chi non ama essere guardato?).. Ma chi lo dice che la bellezza debba a tutti i costi esseri un seno grande o le labbra extra gonfie, o gli zigomi come monti. Vi prego. La bellezza sta nel valorizzare le peculiarità del proprio viso e corpo, nel sapere esprimere sè stessi al meglio. Quante volte una persona oggettivamente bella ci scambia due chiacchiere e pensiamo: "Dio mio quanto è deficiente" e d'improvviso tutto quello che avevamo pensato riguardo al suo aspetto fisico diventa irrilevante? Quante volte invece una persona "anonima" visivamente ci riempie gli occhi e l'anima con il suo solo fascino??
Ripeto: se una persona vive la propria fisicità come un dramma va bene la chirurgia...Ma cerchiamo di essere così bravi da aprire la nostra mente e cominciare ad amarci per come siamo. Siamo tutti ugualmente belli perché particolari. Ogni viso esprime l'intelligenza che abbiamo all'interno. Prendiamoci amorevolmente cura di noi. Amiamoci. Mi è capitato di vedere corpi in una spiaggia nudista. Di qualsiasi forma: grossi, magri, con la cellulite, senza, giovani, invecchiati. Erano tutti estremamente belli. Erano solo dei corpi. E guardare con occhi aperti quello che siamo, senza filtri, senza mercato, nella naturalezza più vera, è una grande esperienza. Siamo belli e perfetti così, se la natura ci ha fatto nascere sani. E' così bella la differenza, le caratteristiche di ognuno, bagaglio della propria stirpe, sintesi dell'immortalità genetica dei nostri predecessori. Cominciamo dalle piccole cose per cambiare la società. Partiamo da noi stessi: AMIAMOCI. E poi non si diceva: "Il mondo è bello perché è vario???"
Vale ancora nel 2008??
Riscattiamoci dalle regole del marketing, vi prego! Abbiamo una mente così sveglia e prestante, non la anestetizziamo!

domenica 18 maggio 2008

ME GUSTAS CUANDO CALLAS



Mi piaci quando taci perchè sei come assente,
e mi ascolti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio t'abbia chiuso la bocca.

Poichè tutte le cose son piene della mia anima,
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci perchè sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla tubante.
E mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.

Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perchè sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

sabato 17 maggio 2008

TVB

INCONTRO ALLA LUCE


Apro la porta del bagno, la lampadina è rotta. Mi viene in faccia una falena. Apro la finestra e la faccio volare.
In cucina c'è una falena disperata che non riesce ad uscire e continua a sbattere sul vetro. Cerco di farla uscire dalla finestra. Finalmente vola via.
In macchina. Fermi al semaforo. Una falena vola sbattendo sul parabrezza.
Tre falene nello stesso giorno.
Le coincidenze non esistono.
Penso a chi mi chiama "mariposa".
La falena è una farfalla.
Vola di notte.
Etimologicamente il nome deriva da PHALOS (luce).
Questo animale notturno vola alla ricerca di luce. Conosce il buio e cerca la luce. Insegue ciò che non le appartiene.
Come una falena ho voglia di volare, ma sbatto contro un invisibile vetro che si frappone tra me e la luce.
Cerco la Luce.

DECANTAZIONE

Emulsione di pensieri, sospensione di sensazioni. Per ora tutto rimane confuso. Attendo. Prima o poi ci sarà la decantazione...
Nel caos anche le tracce di questo soffio d'anima sono incerte, il suono debole.
E' un tempo in cui tutto è incagliato in me; ardue le parole timidamente nascoste.
Sento e non riesco a pensare o capire il mio sentire.

lunedì 5 maggio 2008

SENZA PAROLE



Che carica emotiva mi suscita!!

CORPOREITA' DELLE EMOZIONI

La mia agenda profuma di incensi, custoditi nello stesso cassetto, e mi figuro la tua casa e quel divano rosso affianco a quella finestra che dà sul mare, visibile quando la nebbia si sfuma.
E quando sogno il mio corpo trema, mi sveglio e non mi ritrovo.
Emozioni che il quotidiano nega, tornano a riva spinte da percezioni sensoriali vivide, scavate nella cute come la bocca di un pesce lacerata dall'amo.

domenica 27 aprile 2008

SALENTU: LU SULE, LU MARE, LU JENTU

LU RUSCIU TE LU MARE



Lu Rusciu te lu mare

Na sira jeu passava pe li patuli
e ‘ntisi le cranonchiule cantare.

A una a una le sentia cantare
ca me pariane lu rusciu te lu mare.

Lu rusciu te lu mare è troppu forte
la fija te lu re si ta la morte.

Iddha si ta la morte e jeu la vita
la fija te lu re sta se marita.

Iddha sta se marita e jeu me ‘nzuru
la fija te lu re me tai nu fiuru.

Iddha me tai nu fiuru e jeu na parma
la fija te lu re sta va ‘lla Spagna.

Iddha sta va la Spagna e jeu ‘n Turchia
la fija te lu re è la zita mia.

E vola vola vola vola vola
e vola vola vola palomba mia
ca jeu lu core meu te l’aggiu ddare
ca jeu lu core meu te l’aggiu ddare.

Il Rumore del Mare

Una sera passavo per le paludi
e udii le ranocchie gracidare.

A una a una le sentivo cantare
mi sembravano il rumore del mare.

Il rumore del mare è troppo forte
la figlia del re si dà la morte.

Lei si dà la morte, ed io la vita
la figlia del re ora si marita.

Lei si marita e io mi sposo
la figlia del re mi dà un fiore.

Lei mi dà un fiore ed io una palma
la figlia del re parte in Spagna.

Lei parte in Spagna e io un Turchia
la figlia del re è la fidanzata mia.

E vola vola vola vola vola
e vola vola vola colomba mia
che io il cuore mio te le devo dare
che io il cuore mio te le devo dare

venerdì 25 aprile 2008

IN GIRO PER LA COSTA SALENTINA

Grande giro oggi nel mio Salento.
Lecce, Torre dell'Orso, Otranto, Porto Badisco, Santa Cesarea Terme, Castro..
Di questi tempi la mia terra è magnifica.
La Primavera si sente.
Il sole ci chiama.
Il mare ci accoglie...
Sentiamo scaldarci il sangue dentro.
E sbocciamo..

OTRANTO


CASTRO


SANTA CESAREA TERME


PORTO BADISCO

giovedì 24 aprile 2008

AFTERHOURS- QUELLO CHE NON C'E'

Nausea

di Ivan Cotroneo

Pare che le lacrime siano nate nel corso dell'evoluzione della specie, e precisamente nel momento in cui i pesci lasciarono la profondità del mare, e cmparvero sulla terra i primi anfibi, che avevano la necessità di mantenere sempre umido il cristallino dell'occhio, non trovandosi più costantemente in acqua. Nacquero così le lacrime basali. Ciascuno di noi ne sviluppa quindici centimetri cubici all'anno. Esse non si trasformano mai in goccia vera e propria, e servono in sostanza a tenere umido l'occhio. Esistono poi le cosiddette lacrime riflesse, quelle che sgorgano in seguito a un fenomeno esterno, per esempio quando un granello di polvere entra nell'occhio, o quando si affetta una cipolla.
E infine le lacrime emotive, dette anche psicologiche, che dipendono da fattori appunto emotivi. Nelle lacrime si ritrovano circa 130 sostanze diverse. Le lacrime basali e riflesse differiscono completamente per composizione da quelle emotive. Le lacrime emotive contengono infatti più proteine, più potassio e manganese. In particolare il manganese è presente per il 30 % in più. Dal momento che il manganese si trova in abbondanza nel cervello dei depressi, forse il pianto ha la funzione di alleviare la depressione, poiché consente di espellere il manganese in eccesso. Inoltre nelle lacrime versate per emozione è presente in abbondanza l'ormone adrenocorticotropo, che è un ormone indicatore dello stress. Nessuno sa ancora se, tra le lacrime emozionali, le lacrime versate per amore abbiano una composizione differente da quella delle lacrime versate, per esempio, per la morte di una persona cara, o per rabbia, o per commozione mentre si legge un libro o si vede un film. E nessuno a oggi può dire veramente a cosa servano le lacrime d'amore.

mercoledì 23 aprile 2008

Sono stanca.Delle parole proferite per il gusto di dirle. Della gente che finge coerenza e ha solo paura. Sono incoerente io. E un po' di paura ce l'ho anche. Ma vivo. Cazzo se vivo. Sono stanca di ascoltare, di aspettare, di promesse vane che il vento e il tempo portano via. Sono stanca di illudermi continuamente che qualcosa possa cambiare nell'animo umano. Sono stanca di credere ogni volta e di raccogliere sabbia. Merda. Devo pensare a me. Non aspetterò stavolta.Non questa volta. La mia vita è scolpita da attese. E mi sono stancata. STANCATA. Voglio vivere. Ogni giorno. QUESTA VOLTA NO. Ho bisogno di dimostrazioni una volta tanto, non di parole. Che della gente che dice e dice mi son stancata. La gente non capisce che un treno che passa, passa. Potrebbe ripassare più tardi. Forse. O forse no. Io sto per salire su quel treno. E oggi ci sono..Perché voglio vivere. Domani non so. Ci sono. Ora. Cazzo. Si pensa di avere sempre tutto il tempo del mondo. E invece non è così. In questa attesa si perdono le cose più belle. La vita va respirata.

martedì 22 aprile 2008



Ruoto, incessantemente. Come fossi su una giostra che ripete lo stesso giro. Sono una circonferenza; gli altri non appartengono al mio cerchio. Lo sogno. Jung mi suggerisce una parola all'orecchio. Un archetipo che parla di me: MANDALA.
Chi sono io? Sono distante dal centro, dal mio centro. L'Io è distante dal Sé e, in qualche modo, non lo raggiunge..
La sento questa distanza. E mi infastidisce. La mia mano segna una doppia linea della vita. Me lo avevano detto. Vento e stasi. Iperattività e apatia. Libertà e radici...
Non è semplice.
A girare come una trottola alla fine si cade. Mi gira la testa..
Mi cerco e non mi trovo. Forse.

sabato 12 aprile 2008

LA RAYUELA: CAPITOLO 73

Sì, ma chi ci guarirà dal fuoco sordo, dal fuoco incolore che corre all'imbrunire per rue de la Huchette, uscendo dai portoni tarlati, dagli atrii angusti, dal fuoco senza immagine che lambisce le pietre e spia nei vani delle porte, come faremo per lavarci dalla sua bruciatura dolce che continua, che s'insedia per durare alleata al tempo e al ricordo, alle sostanze appiccicose che ci trattengono da questa parte, che ci brucerà dolcemente fino a bruciarci. Allora è meglio patteggiare come i gatti e le muffe, stringere amicizia immediata con le portinaie dalla voce roca, con le creature pallide e sofferenti che spiano dalle finestre giocando con un ramo secco. Ardendo senza tregua così, sopportando la bruciatura centrale che avanza come lento maturare del frutto, essere il polso di un falò in questo groviglio di pietra interminabile, camminare nelle notti della nostra vita con l'obbedienza del sangue nel suo circuito chiuso
La mia voce sa di fiato spezzato. I miei passi sono sordi. Le mie mani, intagliando l’aria, scolpiscono pensieri. I miei occhi ridono, piangono, sentono, parlano. Comunico. Con tutto il corpo. Ciò che la natura mi ha negato, io ho imparato a inventarlo: le mie parole plastiche occupano il vuoto apparente, vibro attraverso suoni tattili.
In questa piccola stanza d’ostello mi sento forte. Sono forte. Ogni volta che infilo il mio zaino da viaggio, mi rendo conto di quanto io sia perfetta. La stanza è essenziale: letto a castello, bagno in camera; ampia finestra. Mi arrampico sul letto di sopra: dall’alto mi sembra di poter controllare tutto meglio. Mezz’ora, un’ora. Rimango sul letto, cuscino dietro la schiena. Abbraccio le mie ginocchia e continuo a fissare la porta. Prima o poi si aprirà. Non voglio farmi cogliere di sorpresa, essere spiata nella ritualità delle mie intime azioni. Ecco: si apre. Entra un ragazzo, ha il viso simpatico, mi ispira fiducia. Le sue labbra mi dicono “ciao” e io gli sorrido. Lascia il suo zaino a terra, si avvicina, mi offre la mano, che io prontamente stringo. Si chiama Marco. Io muovo la bocca, cercando di sillabare al meglio il mio nome: Anastasia. Ma puntualmente la voce muore prima ancora di nascere. Marco mi guarda perplesso e si avvicina con l’orecchio per sentire meglio. Io gli accarezzo il volto per legare il mio viso ai suoi occhi. Scuoto la testa, ridendo, in segno di dissenso. Prendo la penna e il quaderno che ho alla mia sinistra e scrivo a chiare lettere: Anastasia.
Lui mi guarda, e in quell’attimo percepisco il suo disagio, annuisce e abbozza un sorriso. China la testa, mi da le spalle, come rapito dal suo mondo, e si piega sullo zaino. Prende un libro e si stende sul letto. Impossibile ora comunicare. Mi ha tagliata fuori. Io sopra, lui sotto, lui con i suoi suoni, le sue parole e i suoi pensieri, io con i miei gesti e la mia scrittura. Mi ha scaraventata nel mio spazio sordo. Ci sono abituata, non è la prima volta che mi capita. Mi sento sola e fisso il lampadario. La luce artificiale a suo modo mi riscalda, mi è compagna, al buio tutto mi sfugge. No, non voglio. La solitudine mi martella nelle orecchie e la sento. Ho bisogno di leggere le tue parole Marco, non puoi rimanere lì, lontano da me. Il mio spazio è il tuo spazio, questa stanza ci culla, insieme. Mi metto in piedi sul letto e tocco il lampadario, facendolo oscillare. Le ombre danzano irrequiete per la stanza. Marco si affaccia dal suo letto, con la testa rivolta verso l’alto. Mi guarda, inarcando il sopracciglio, tra il perplesso e l’indignato. Io gli sorrido, mentre una lacrima mi solletica, impertinente, il viso.
Gli occhi di Marco, ora, sorridono. Si alza e si arrampica sin sul mio letto. Si siede accanto a me. Io continuo a guardarlo, ridendo. Ridiamo. Mi da un bacio sull’orecchio. È il suono più dolce che abbia mai sentito. Il mio amico ha letto la mia protesta.
So che questa notte sarà lunga e parleremo, ognuno a suo modo…

mercoledì 2 aprile 2008

Da la Rayuela di Julio Cortázar

La Maga aprì gli occhi, si mise a pensare.
-Tu nn potresti- disse -Pensi troppo prima di fare una cosa.-
-Parto dal principio che la riflessione deve precedere l'azione, stupidina-
-Parti dal principio.- disse la Maga -Che complicato. Sei come un testimone, sei quello che va al museo e guarda i quadri. Voglio dire che i quadri sono là e tu sei nel museo, vicino e lontano nello stesso tempo. Io sono un quadro, Rocamadour è un quadro. Etienne è un quadro, questa stanza è un quadro. Tu credi di trovarti in questa stanza, ma non ci sei. Tu stai guardando la stanza, non sei nella stanza.-
Vacanza:
Qualcosa di vuoto
Silenzio
Annullare l'azione
Stasi muta
Assenza
Non senso
Non esserci
Alienazione

Fai vacanza nel mio cuore...

Ancora silenzio
e ancora silenzio.

In questo ritmo
scandito solo dal mio battito
mi specchio in una solitudine
cosciente di un nome
di cui ha perso memoria.

Sei...e non sei
e di questo
rimane una scia
come un solco, dentro...

giovedì 27 marzo 2008

Pablo Neruda, Poema 20

Lei non è con me
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Scivere, per esempio: "La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri, in lontananza".
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.
In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.
Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza lei.
E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.
Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta. Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.
Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d'allora, gia' non siamo gli stessi.
Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.
E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.
Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.




mercoledì 26 marzo 2008

martedì 18 marzo 2008

C'è un senso di disfatta
che vibra nell'aria.
Dissonante stupore
spiegato
nella platea,
muta.
Uno strappo nel sipario:
vite lontane
dalla macchinosa finzione.
Fuggono gli attori
in preda ad isteria convulsa
timorosi della loro carne lacera.
Urla.
E silenzio.
Un certo Fontana
squarcia la sua ennesima tela.
Un osservatore distratto
e solitario
insinua il proprio occhio nell'incavo
e si perde nel vuoto.

martedì 11 marzo 2008

...DENTRO L'OMBRA CHE SONO...

A volte non capisco, non mi capisco..Frasi buttate per volontà di un inconscio distorto..E poi solo confusione, e voglia di riempirmi le orecchie di parole d'amore e desiderare io stessa d'esser parola e sciogliermi nel calore di un fiato umido sussurrato che svanisce così come nasce...
Controversa è quest'anima desiderosa di mondo...Dire "non fare"..per dire "fai"..che stupidità l'umanità alle volte di cui mi corazzo...Perché? non saprei...Perdonami voce, che sussurri compagnie di notti sole...Mi piace il tuo timbro in cui vorrei perdere la cognizione di me...E chissà un giorno...Chissà se riuscirai a capire ciò che io, da dentro l'ombra che sono, non capisco...

LO QUE MÁS ME GUSTABA

Lo que más me gustaba
eran nuestras manos
que se iban acercando
entre la noche y los sueños

…La passione rapita,
strappata al giorno
che cedeva alla stanchezza…

Lo que más me gustaba
eran nuestros cuerpos enrollados,
misma cueva
de calor y color

…Protratto dormiveglia
flebile senso
di un consapevole esserci…

Lo que más me gustaba
era nuestra piel
que olίa
a almas compartidas

…Percezione tattile
dell’insaziabile voglia
che di te si unge…

lunedì 10 marzo 2008

Questa canzone ha catturato il mio Essere, mi ha presa, mi ha sbattuta e mi ha detto SVEGLIATI.. sei tu, non ti pare??? Queste parole mi ballano dentro..LORENZO è un grande...Ha SCRITTO UN TESTO MAGNIFICO...Mi emoziona...Da viaggiatore quel è non poteva non esprimere la relatività degli eventi e la bellezza della vita che si volge nella casualità e negli incontri... nel terminare e nel ricominciare tutto da capo, nell'attesa attiva e vitale della vita stessa...Mi ritrovo in queste parole...

TEMPORALE (Da SAFARI)

Gli occhi non sanno vedere quello che il cuore vede
La mente non può sapere quello che il cuore sa
L'orecchio non può sentire quello che il cuore sente
Le mani non sanno dare quello che il cuore da
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità
Il lupo perde il pelo io perdo le occasioni
Ma non so perdere il vizio delle emozioni
La vita è più interessante delle definizioni
E tutto quello che arriva da qualche parte va
Gerusalemme è divisa sotto ad un solo cielo
E la mia mente è divisa dentro ad un corpo solo
Un meridiano per forza incrocia un parallelo
Determinando la sorte di molta umanità
E tutto quello che sappiamo non è vero
E tutto quello che sappiamo non è vero
Si perdono le origini nel buco del tempo
Ma tutto si conserva nelle profondità
Sia l'elefante che il topo non avranno scampo
La legge della savana li governerà
Non si può scegliere un sogno non si può scegliere
Quando ti arriva ti arriva non c'è niente da fare
Le previsioni del tempo si posson prevedere
Ma un temporale che arriva non lo puoi fermare
Si danza per invocare la fertilità
Si danza prima del sesso o di un combattimento
Si danza per riscaldarsi dal freddo che fa
Si danza per imitare il lavoro del vento
Quando non so dove sono io mi sento a casa
Quando non so con chi sono mi sento in compagnia
Quando c'è troppa virtù il cuore mi si intasa
La cura è spesso nascosta dentro alla malattia
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità
Quando tu hai fame nessuno può mangiare per te
Quando io ho sete nessuno può bere al posto mio
Anche gli automi hanno un cuore di alluminio puro
Pronto per farci passare l'amore del futuro
Abramo lascia la casa senza sapere niente
Si mette in strada lasciando quel che sapeva già
E il trapezista si gioca tutto continuamente
Per pochi soldi e per un brivido di libertà
L'autista di scuolabus ha in mano la nazione
Più di un ministro di un Papa o di un'autorità
E c'è una terra di mezzo tra il torto e la ragione
La maggior parte del mondo la puoi trovare là
Lavori in corso ci dispiace per l'inconveniente
Hanno scoperto una casa dell'antichità
Due scheletri abbracciati qualche osso poco o niente
Ma il loro bacio va avanti per l'eternità
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità
L'antico impero cinese accolse Marco Polo
Perchè era un giovane mercante di immaginazione
Non servono grandi ali per spiccare il volo
La vita è molto più vasta di una definizione
E stanno tutti aspettando che succeda qualcosa
Che tolga il velo di polvere dalla realtà
E stanno tutti aspettando che arrivi la sposa
Coi fiori in mano e una promessa di felicità
Problemi di digestione ispirano romanzi
Rivelazioni che nascono nell'acidità
Un pò di bicarbonato dopo certi pranzi
Si eviterebbe lo scontro delle civiltà
Gli uccelli volano bassi e sfiorano l'asfalto
E i cani stanno in silenzio con aria d'attesa
La foto sulla parete mi segue con lo sguardo
Nessun allarme per ora nessuna sorpresa
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità
E l'invincibile non è quello che vince sempre
Ma quello che anche se perde non è vinto mai
L'intelligenza è nel corpo il sapere nel cuore
Se pensi sempre ad un muro un muro troverai
Mi son trovato memorie che non sono mie
Ho un solo nome ma almeno cento identità
E' naturale preferire le belle bugie
Alla durezza di ghiaccio di certe verità
Viviamo comodi dentro alle nostre virgolette
Ma il mondo è molto più grande più grande di così
Se uno ha imparato a contare fino a sette
Vuol mica dire che l'otto non possa esserci
Senti l'elettricità senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo
Porta novità porta novità

sabato 1 marzo 2008

DE INFINITO

Sospesa su di un blu cristallino
al vertice del mondo.
Mi sento angelo, in solitaria
dall'alto di una rupe
vigilo il mare
e quel sole che dentro vi si specchia.
Rumore di infinito
e brezza silenziosa
sostengono le mie ali.
Mirando la Costa Blanca
en suberana libertad
soy fuego y corazon
que siento temblar en mi alma
asi' con la sonrisa
de una niña
que abre los ojos
y se hace mundo

sabato 23 febbraio 2008

Mi sento soffocare, perire in una situazione ormai marcia, non vedere spiragli..d'improvviso voglia immensa di libertà, e sapere che c'è un treno che mi attende, e poi un volo. L'idea di poter appartenere a braccia familiari e sentirmi il cuore in sussulto..Rivedo il mio biglietto aereo...O Dio il mondo si piega su me stesso e mi avvolge soffocandomi, non respiro..Chiamo...La sua voce, la stessa di sempre, tanto attesa, tanto amata...che voglia improvvisa di quel dannato volo..Pensavo a giorni di essere con te..o meglio, non ci pensavo..Ma ora che riguardo quel maledetto dannato volo, e mi accorgo che ho fatto il biglietto all'inverso mi sento impazzire. Perché cazzo dovevo fare Valencia Roma e non Roma Valencia??Perché ho questa testa distratta??? Sono una sfigata..
Rimango a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua..

mercoledì 20 febbraio 2008

...Di CATULLO...

"Vivamus mea Lesbia, atque amemus,
Rumoresque senum severiorum
Omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt;
Nobis cum semel occidit brevis lux,
Nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
Dein mille altera, dein seconda centum,
Deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
Conturbabimus illa, ne sciamus,
Aut ne quis malus invidere possit,
Cum tantum sciat esse basiorum."

martedì 19 febbraio 2008

SOSPIRI DI NOTTE

Chiuse gli occhi, Marina, e si accovacciò in posizione fetale, sotto le coperte, attendendo che il sonno la avvolgesse come quella cortina di placenta di cui aveva perso memoria.. E in quello stato poteva sentirsi protetta, mentre il silenzio della notte sovrastava sui pensieri destabilizzanti, deformati dall’assenza di luce. Era capace di sentire il proprio ritmo, un profondo fiato, antefatto di plasticità onirica, e il cuore lento e marcato come di un viandante esausto che bussa ad una porta per cercare un posto dove riposare.
E fu proprio in quel silenzio che perse la cognizione di sé…

…Un alito sussurrato e la sensazione tattile di quel naso che scivolava subito dietro il suo orecchio, correndo giù per il collo, fino alla spalla nuda…e poi subito quelle labbra umide, morbide che accendevano il suo corpo. Sentiva quella calda presenza ad abbracciarla di spalle, e quella voce colma di tremore e passione, di dolcezza infinita e violenza disarmante. Le pareva di appartenere da sempre a quell’uomo, e così scioglieva il suo fragile guscio, e si denudava, fino a mostrarsi larva, desiderosa di alimentarsi e crescere con il respiro di lui. Quel respiro, violento e incalzante, le faceva tremare il cuore. Marina non voleva guardare il volto del proprio uomo, per non svilire quella sensazione che il tocco della mano di lui le provocava. Si girò, ad occhi chiusi, in direzione del suo volto, per ricambiare l’abbraccio. Cadde, intrappolata sulla sua bocca, desiderosa di morire su quella preziosa fonte di parole, come se potesse sentirne il sapore. Le due lingue si intrecciarono vorticosamente e, nella calda saliva, le due anime annegarono sé stesse per diventare una sola essenza. Più lui le accarezzava la schiena, più Marina sentiva pulsare il proprio corpo, fino a localizzare tra le proprie gambe un calore diffuso. La bocca di lui scendeva giù per il collo e finiva su quel seno abbondante, che baciava, fino a lasciar cadere la propria testa nella cavità tra i due seni. E si sentivano pieni così, l’uno dell’altra, in un attimo denso di parole avviluppanti…

La luce rese Marina al nuovo giorno.
Percepì violentemente quell’assenza scritta sulla propria pelle e allungò il braccio…
Si ritrovò sola in quel letto caldo, dove si era sentita scorrere la vita dentro…

martedì 12 febbraio 2008

CUORE IN GOLA..

Un attimo..e mi è apparso il suo nome..e d'un tratto mi sono sentita il cuore in gola e una sensazione incontrollabile...pensavo che si stesse assopendo dentro me..e invece ogni tanto si risveglia, si fa sentire...
E io (dannato io che il mio amico Daniele mi dice che dovrei eliminare ;)) che ogni volta penso di dover sentire cose univoche nel mio cuore...Ma "Un tocco di zenzero" quando capirai che in un cuore esistono molteplici sentimenti per un'immensità di persone, e che tutte ti possono dare vibrazioni forti???
..tutto sommato mi sento felice (lo so sembra contraddittorio detto così, visto che l'altro giorno ho scritto PARANOIA..ma che ci posso fare se sono lunatica???) perchè sono in grado di emozionarmi continuamente..e di sentirmi viva...

lunedì 11 febbraio 2008

PARANOIA

"Paranoia" per una promessa; paranoia perché a volte mi sento stanca di esaltarmi per piccole gioie che mi vogliono sottrarre; perché mi sento in colpa di sentirmi così tanto vibrare...paranoia..e mi viene in mente Medusa (quanto ti capico a momenti)...
Pranoia perchè vorrei urlare, per questa lontananza che ammazza sentimenti, perchè a volte siamo così nudi da mostrare l'anima, così impreparati a difenderci da essere graffiati e sputati dentro...Paranoia perché non mi accontento, perché vorrei correre e sentirmi sfiancare dal freddo invernale..paranoia perché ogni tanto vorrei appartenere e dimentico chi sono: vento...

sabato 9 febbraio 2008

Questa melanconia, la sento in fondo, la annuso, la assaggio a piccoli morsi, la stendo sulla mia pelle, e la imprimo negli occhi...assume sembianze di sagome familiari, che vorrei accarezzare con parole, stringere al cuore e sfiorare...le mie mani si plasmano di quella stessa materia che appartiene a voci amiche, amate, e ancora desiderate...
Dentro, a volte, lo sento questo vuoto che riparo con pensieri di meravigliosa libertà.. e mi sento appagare al pensiero del vento...Ma rimangono notti in cui i sogni vorrebbero assumere il calore di abbracci...Cammino e di tanto in tanto mi volto... incredibilmente intensi questi ricordi, senza rimpianti, profumati di vita... Di fronte un sentiero lungo, alberato, un sole alto e le foglie degli alberi che mi solleticano il viso... sento nell'aria questa brezza e mi inoltro assetata di curiosità...sono un insieme di gesti e saperi rapiti ad altre vite, con un sorriso che vuol rendere unica e brillante la mia persona e una lacrima in più, intima di fragilità umana... il mio passo è lento a tratti, veloce a momenti...il tempo scorre e mi faccio luce e intanto il tramonto segna i miei passi e mi dirigo all'orizzonte che imbrunisce...ecco che mi attende un pensiero ancora alla fine del sentiero... e una luna..e le stelle..e io così piccola sotto il firmamento..sento milioni di minuscole presenze, come me, intente ad alzare lo sgurdo...e proprio lì, tra la notte e il silenzio attendo...

venerdì 8 febbraio 2008

Feconda il mare
il sole,
acceso dal suo rossore
e il cielo
accoglie suo figlio
in grembo
cantandogli una ninna nanna
dalle tinta rosso-viola.

giovedì 7 febbraio 2008


Imbrattato è il riflesso
In pozzanghere
Annegate sul pavimento.

Sola la notte canta
E adagio il passo
Si staglia nell’ombra.

Ricordi di sogni
In lacrime impertinenti
Scivolano in parole di poesia.

Evapora in uno schizzo
Il silenzio di pensieri confusi
E s’adagia sul foglio un’intera vita.

mercoledì 6 febbraio 2008

NO WORDS

A volte la rabbia porta a dire parole di troppo...e sono cascata in questa rete di parole..malefiche, colpevoli, cattive...Le parole costruiscono mondi, ma possono anche dar vita ad inferni...A volte il silenzio potrebbe essere la soluzione migliore...Di tanto in tanto bisognerebbe saper tacere..che i pensieri son volatili e le parole rimangono, le parole solcano sentieri e nascondono trappole...e vorresti tornare indietro e ingerire nuovamente ciò che la tua bocca ha proferito, dare via alla moviola, ma il graffio è fatto...e rivoltarsi non serve...Le scuse volano nell'aria annebbiate da parole violente...Silenzio, amato silenzio, tu sei lì e non attacchi, sei lì e mi doni pensieri e un po' mi fai crescere..Che io impari ad avere timore reverenziale per frecce volanti composte da lettere...che forse in te posso trovare la mia anima...

lunedì 4 febbraio 2008

DISVELAMENTO


Scoprì la sua essenza
Di una luce nuova
In trasparenza.

Annaspò
In veli caduti
Rivelatori di nuove grazie

E mentre il cielo sbiadiva
Un nuovo pensiero dipingeva

Il mistero si svelava
L’inatteso nel consueto fioriva.

Scoprì la sua essenza
E fu meraviglia
Esultanza

E mentre la notte cantava
Ringraziava la luna
Riflessa nei suoi capelli.