domenica 24 gennaio 2010

IL MIO PAESE...

Il mio è un paese di 4000 abitanti, nel tarantino, dove tutti siamo conoscenti, o parenti e ciò che accade è presto di pubblico dominio. Sono nata in un paese contadino, di gente semplice, di generazioni di padri che per dare un futuro ai propri figli hanno dovuto sudare. Sono nata lì dove vige il silenzio di gente che sa, ma che non parla, dove la mafia non c'è ma si respira nell'aria. Nel mio paese non esistono destra e sinistra, ma solo la politica dei favori. Nel mio paese non puoi aprire un locale se non paghi il pizzo, perché l'anno dopo è un ammasso di cenere. Chi nasce qui sa come vivere la strada, sa come sopravvivere, come evitare situazioni scomode. Chi nasce qui pensa che tutto sia normale, che il pizzo si debba pagare, che lavorare la terra è una fatica e che sia meglio votare il più potente "così mio figlio ha un posto assicurato". Chi nasce qui è ignorante. Nel mio paese non c'è un cinema, non un pub, non una biblioteca, non un teatro, solo due sezioni politiche: una di destra e una di sinistra, dove i due più potenti si scontrano facendo leva sull'ingenuità del popolo. Nel mio paese esiste la forma, la macchina più bella anche se ti devi spezzare di lavoro, la casa immensa con giardino iper curato. Nel mio Paese non si conosce diversità, un atteggiamento fuori dalle righe è inteso come "si n'è sciutu ti capu (se n'è andato di testa)".
Ch studia va via dal mio paese, chi vi rimane o si sposa, o si droga, o si mette in politica. Non ci sono molte alternative.
Io che torno qui so cosa significhi il piacere della cultura, la bellezza di stimoli che anche una città poco più grande può donare, lo sforzo di genitori che hanno dovuto lavorare una vita per potermi vedere soddisfatta, la difficoltà e la bellezza di realizzarsi da soli senza dover chiedere niente a nessuno. Non ho ancora un lavoro e non voglio abbassarmi a chiedere a XX di darmene uno. Voglio scrivere e se posso, denunciare fatti, eventi, ma so che devo avere coraggio.
Oggi c'è il voto alle primarie e so che davanti alla sezionde del PD, ci saranno anche quelli di destra, che faranno i calcoli sulle ipotetiche persone che votano a sinistra. Ci andrò, ma a volte mi rendo conto che anche la cosa più semplice, un mio diritto è uno sforzo contro le pressioni dei potenti. Molta gente non voterà, rimarrà in silenzio.. "non si sa mai mi vede Pinco Pallino e capisce che non voto per lui"..In un paese come il mio è più complicato di quanto sembri. Ci vogliono le palle sotto per andare contro corrente. In periodo di elezioni i rappresentanti delle fazioni politiche avversarie si fermano all'ingresso dell'unica scuola adibita alle votazioni e si annotano chi entra e chi esce, dai legami di parentela deducono l'ipotetico voto elettorale e prima che entri ti sorridono e ti dicono: "Mi raccomando". è una pressione assurda. Solo se ci penso la posso comprendere, ne siamo così dentro che non ci rendiamo conto del marcio che ci avvolge.
ODI ET AMO...
Adoro il mare così vicino al mio paese, gli alberi di ulivo allineati, il profumo di mosto, i colori caldi, il sole, l'aria della campagna.
Mi emoziona la campana della Chiesa, caro ricordo di infanzia.
La gente è cordiale, sempre.
ODI ET AMO...

sabato 16 gennaio 2010

CANTO PARA LISBOA


Quando tornerai anonima,
o Lisbona,
e il tempo avrà smarrito
le tracce di sé stesso
mi troverai con gli occhi vergini
seduta tra le colonne sante
a vigilare il tempio.

Lembro a chuva
que me molha o coração
e faz-me terra
e muda-me em fado.

Quando tornerai anonima,
o Lisbona,
e la chitarra
avrà suonato gli ultimi accordi
mi cullerò sulle tue alture
rapita dal reticolo mistico
che ha lingua di massone.

Lembro os cores
que me pintam os pés
e o Fernando
que me fala.

Quando tornerai anonima,
o Lisbona,
forse il Tejo ti avrà fatto sua
e di me
non rimarrà che un lieve canto.

O Lisboa,
a minha Lisboa...

giovedì 7 gennaio 2010