martedì 30 novembre 2010

Horacio e la Maga non si sarebbero incontrati più; il fiume l'aveva inghiottita forse, o se ne stava in giro per il mondo vivendo per segni e ascoltando la voce di Rocamadour, o seguendo lo sguardo di Oliveira, tornato in Argentina. Eppur si amavano, di un amore come il nostro, cristallizzato nel tempo, a riposo in chissà quale interstizio dell'universo.

Londra era bianca oggi e la neve ha donato dolcezza ai miei passi, attimi di contentezza genuina con gli occhi da bambina in preda al proprio sogno. I pensieri erano paralizzati e i sentimenti ibernati, e prima ancora che tutto tornasse alla routine ho goduto di quella protratta sensazione di un non luogo...dell'essere in due realtà parallele, di non esserci veramente, eppur di sfiorarle..

La Maga viveva..E questa volta non c'era né pentimento né rimpianto. C'era solo lui.. Il suo nome a sigillare il suo amore. E il tempo aveva perso il proprio determinismo, una causa effetto che si erano rivelati un sempre eterno, un fuoco di emozioni nascoste e rese immortali.

Fa freddo oggi. Ci si sente soli di ritorno. Il fioccare incessante mi spinge alla finestra, alla ricerca di una felicità che mi porta ai miei anni di infanzia..a quando speravo di svegliarmi con la neve e puntualmente il giorno dopo non c'era traccia di bianco (ah il sole del sud)...eppure uns mattina la vidi la neve..e fu meraviglioso.