martedì 19 febbraio 2008

SOSPIRI DI NOTTE

Chiuse gli occhi, Marina, e si accovacciò in posizione fetale, sotto le coperte, attendendo che il sonno la avvolgesse come quella cortina di placenta di cui aveva perso memoria.. E in quello stato poteva sentirsi protetta, mentre il silenzio della notte sovrastava sui pensieri destabilizzanti, deformati dall’assenza di luce. Era capace di sentire il proprio ritmo, un profondo fiato, antefatto di plasticità onirica, e il cuore lento e marcato come di un viandante esausto che bussa ad una porta per cercare un posto dove riposare.
E fu proprio in quel silenzio che perse la cognizione di sé…

…Un alito sussurrato e la sensazione tattile di quel naso che scivolava subito dietro il suo orecchio, correndo giù per il collo, fino alla spalla nuda…e poi subito quelle labbra umide, morbide che accendevano il suo corpo. Sentiva quella calda presenza ad abbracciarla di spalle, e quella voce colma di tremore e passione, di dolcezza infinita e violenza disarmante. Le pareva di appartenere da sempre a quell’uomo, e così scioglieva il suo fragile guscio, e si denudava, fino a mostrarsi larva, desiderosa di alimentarsi e crescere con il respiro di lui. Quel respiro, violento e incalzante, le faceva tremare il cuore. Marina non voleva guardare il volto del proprio uomo, per non svilire quella sensazione che il tocco della mano di lui le provocava. Si girò, ad occhi chiusi, in direzione del suo volto, per ricambiare l’abbraccio. Cadde, intrappolata sulla sua bocca, desiderosa di morire su quella preziosa fonte di parole, come se potesse sentirne il sapore. Le due lingue si intrecciarono vorticosamente e, nella calda saliva, le due anime annegarono sé stesse per diventare una sola essenza. Più lui le accarezzava la schiena, più Marina sentiva pulsare il proprio corpo, fino a localizzare tra le proprie gambe un calore diffuso. La bocca di lui scendeva giù per il collo e finiva su quel seno abbondante, che baciava, fino a lasciar cadere la propria testa nella cavità tra i due seni. E si sentivano pieni così, l’uno dell’altra, in un attimo denso di parole avviluppanti…

La luce rese Marina al nuovo giorno.
Percepì violentemente quell’assenza scritta sulla propria pelle e allungò il braccio…
Si ritrovò sola in quel letto caldo, dove si era sentita scorrere la vita dentro…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ci sono molti modi di liberarsi del "Sè" e forse quello che descrivi è il più entusiasmante: spalmarlo su una sensazione per poi riprenderselo arricchito."la felicità è reale solo se viene condivisa" Christopher McCandless

Voxdei ha detto...

Bella da tagliare il fiato...
Le tue parole sono emozioni cristallizzate, schegge di passione,
esplosione di sensualità...