venerdì 27 aprile 2007

FOTOGRAMMI


Marina se ne stava a pensare.
D'un tratto si era sciolta in un pianto liberatorio. Quel gelo e quella distanza che sentiva si erano d'improvviso tramutate in calore.
Ferma, davanti a lui...Era tornata la vita a riappropriarsi di lei e i ricordi fluivano. I muscoli contratti all'altezza dello stomaco e dietro la testa, pian piano, con lo scorrere delle lacrime, si rilassavano. Il senso di vomito provato, quello sì rimaneva, ma non più incontrollabile. La fronte si distendeva...
E mentre piangeva vedeva invece corrugare la fronte di lui, i suoi respiri sempre più profondi e le labbra strette in una smorfia, quasi a trattenere un dolore, uno sforzo a non dover trattare nuovamente. Erano ormai state fatte delle scelte... E quando dentro arriva la consapevolezza dell'assenza del domani e dell'impossibilità di vivere anche la stessa immanenza, allora rimane impacciato il ricordo...
Stare per un po' di tempo lontana da tutto l'aveva fatta sentire sollevata, aveva quasi riscoperto sè stessa e la sua voglia di ritornare ad essere vitale, aveva cercato di recuperare energie... Quanto è brava la mente in cerca di sopravvivenza.
Beh Marina destreggiava bene la sua mente. Temeva solo quei maledetti attacchi di panico che la prendevano d'improvviso nelle sue paranoie più inconscie. Eppure cominciava ad abituarsi anche a quelle sensazioni che la facevano sentire fuori luogo: sentiva le braccia addormentarsi poco a poco, formicolare, il suo battito cardiaco stranamente accelerato, lo stomaco contratto e quel mal di testa forte localizzato dietro la nuca e sulla fronte. In quei momenti le si chiudeva la comunicazione con il mondo. L'unica via di fuga era camminare a passo veloce per superare anche i propri pensieri, per riuscire a percepire altre sensazioni quali la freschezza del vento sul viso, le gambe rilassarsi e la cognizione di sè...la voglia di rintanarsi nel proprio mondo, di superare il senso di inadeguatezza, di stendersi sul letto e finalmente piangere: ottima terapia per rilassarsi.
Gli attacchi di panico le erano tornati nell'ultimo periodo: frutto di un costante senso di colpa?
...Vedere la macchina di lui, la sua paura a vederlo pieno di falsa indifferenza, non sapere che dire...cazzo....di nuovo la sua mente contorta tornava a parlare in codici indecifrabili, mettendo in allarme il suo corpo.
Ma era bastato un abbraccio di lui per farla sentire un attimo "a casa" e farle tornare alla mente tutta la tenerezza del mondo... e le lacrime avevano cominciato a scorrerle.
Tuttavia Marina si rendeva conto di fargli del male: dopo quell'atto di coraggio e quella presa di posizione da parte di lui, lei proprio non poteva piangere. Le lacrime vogliono dire tante cose, ma sono libere d'interpretazione.
Così Marina, guardandosi nello specchietto della macchina, di fretta aveva asciugato gli occhi rossi, mentre lui continuava a guardare dritto di fronte a sè, recuperando quella distanza costruita...
Marina si era fatta coraggio... Ormai era fuori dalla macchina, entrava in casa...
Ma prima di entrare un attimo di esitazione... Come un fermo-immagine cinematografico... l'ultimo incrocio di sguardi, un gesto come un bacio da lontano, un CIAO sussurrato a bassa voce...
La vita violentava quella magia, sospesa un tempo, come un'idea visibile agli occhi...
Quella magia era tramutata in lacrime, perle preziose, tesori nascosti e irragiungibili nei fondali del mare..

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