Le azioni si svolgono consuete. Suona la sveglia e mi tiro giù dal letto, in una sequenza più rallentata delle altre questa mattina...Mi lavo, piccola colazione e giù per rua Filipe Nery, largo do Rato e svolta a sinistra in Rua de Salitre. Cinque minuti e sono all'Istituto Italiano di Cultura, con il mio solito ritardo di mezz'ora. Riccardo come al solito non è ancora arrivato, fa sempre più tardi. Prendo i giornali, salgo in biblioteca, li timbro e li espongo. Il Corriere della Sera è puntuale, la Repubblica arriva sempre in ritardo di un giorno.
Accendo i computer, controllo la mia posta e scendo da Fabrizio per chiedergli novità, o articoli da scrivere, o rassegna stampa da recuperare...
È nuvoloso oggi il cielo, piove, come fa da più di una settimana ormai. È la solita ripetizione del mandala, il cerchio, e io che cammino intorno: sono arrivata con la pioggia qui a Lisbona, vado via con la pioggia. L'intermezzo è di sole, ma già appare lontano, come vita vissuta, cicatrizzata addosso, ma già dimenticata, come quei tatuaggi che si dimentica di avere perché passano sempre sotto gli occhi. Lisbona già non è più mia, ripenso al ritorno, a quello che ho lasciato lì, e che probabilmente non riprenderò, ai miei impegni di sempre...
O forse Lisbona è più mia di quanto possa pensare..Il flashback torna alla fine, quando comprendi di non possedere più quella realtà e le immagini si fanno più fitte. Il mio cuore stamattina canta FADO...